Magnifico (LVenture): «Perché le startup in Italia faticano a creare lavoro»

Intervista a Roberto Magnifico
amministratore società di investimento LVenture
e cofondatore di Innovaction Lab

Arcangelo Rociola
Fonte: magnificoWe blog interviste

C’è un dato curioso nel report pubblicato da Unioncamere sullo stato di salute dell’ecosistema italiano delle startup. Perché se sappiamo che il numero delle startup innovative è in crescita (3.200), come sappiamo anche che molte di loro si autofinanziano con risorse finanziarie proprie (4 su 10) e che quelle che cominciano a fatturare sono in buona maggioranza (l’80% con un fatturato tra i 25 mila e i 250 mila euro), meno noto era che addirittura 6 su 10 sarebbe disposto ad assumere qualcuno. Così hanno risposto al questionario dell’unione delle camere dei commercio. Nell’Italia del lavoro impossibile quindi, ci sono migliaia di società neonate che cercano professionalità nel proprio percorso di crescita. Non per uno stipendio da manager, ovvio. Una startup difficilmente potrebbe permetterselo. Ma per uno stipendio sì. Eppure niente. Abbiamo provato a capire meglio perché con Roberto Magnifico, amministratore della società di investimento LVenture, e cofondatore di Innovaction Lab, ha ben chiara questa tendenza: «Con le nostre startup la viviamo ogni giorno, molte cercano personale senza trovarlo. Assumere delle persone adeguate e motivate è complicatissimo». E non è solo una questione di profili tecnici. O politici. Ma soprattutto culturale.

Sembra un paradosso, le startup vogliono assumere ma…

Ma c’è poco rischio a lanciarsi in una sfida rappresentata da un’azienda in fase di startup. I ragazzi che escono dalle università pensano che l’unico sbocco lavorativo sia una grossa azienda, con un grosso stipendio. Ma evidentemente non è più così. E’ questo che provoca un mismatch tra domanda e offerta. C’è tantissima domanda, e c’è anche tanta offerta disattesa.

Perché lavorare in una startup spaventa?

Lavorare in una startup vuol dire vivere quella startup. Ci vuole molto più impegno, più ore di lavoro magari, molto sacrificio. Capirne il business model. Ed essere disposti a guadagnare molto meno rispetto ad una grande società. Ma pochi hanno voglia di farlo. Pochi hanno voglia di contribuire alla crescita di una società che in prospettiva può diventare grande. E’ una questione di mentalità da un lato, di come è visto il mondo dell’imprenditoria. Specie in Italia. E’ visto come un mondo fermo, dove gli imprenditori sono figli di imprenditori. E questo frena molto la fiducia nel lavoro. Ma frana anche il senso di appartenenza all’impresa.

Eppure le startup innovative in questo caso sparigliano le carte.

Oggi chiunque ha un’idea può aprire un’impresa. E chiunque può diventare imprenditore. Hai una buona idea, dei venture magari credono in te, nel tuo business model, nel tuo team, e scommette sulla tua crescita. E’ un mondo nuovo. Forse siamo ancora impreparati. Ma soprattutto c’è ancora molta distanza tra università e mondo del lavoro. Il nuovo mondo del lavoro.

In Italia le politiche del lavoro sono al centro di una riforma che vorrebbe andare in questo senso, ma hanno centrato il punto?

In parte, ma solo in parte. Il Jobact aiuta ma è comunque meno competitivo rispetto alle legislazioni del lavoro per le nuove imprese di Stati Uniti e Regno Unito. Assumere stagisti è complicato, troppi vincoli di numero e di persone. E per una startup è necessario non avere vincoli, di incrementare o diminuire in relazione alle necessità del momento. E’ una libertà che chi fa impresa in questo settore deve avere per poter crescere.

Centrale a biomassa vegetale: Una proposta per lo sviluppo energetico in Campania.

BiomassaIl settore delle biomasse ha un ruolo strategico nella politica italiana delle energie rinnovabili e, in accordo con gli obiettivi stabiliti dal programma europeo, le biomasse dovrebbero diventare entro il 2020 le prime rinnovabili in Italia, coprendo il 44% dei consumi di rinnovabili (20% dell’elettricità; 58% del calore; 84% dei biocarburanti). Attraverso un servizio disponibile online (“repowermap”, un progetto europeo co-finanziato dalla stessa Unione Europea attraverso il programma IEE (Intelligent Energy Europe), è possibile ottenere una mappatura degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e degli edifici energeticamente efficienti.

Da questo progetto emerge che lo sfruttamento delle biomasse legnose e del biogas in Italia è significativo; tuttavia, si osserva un drammatico divario tra nord e sud. È possibile notare, infatti, come la gran parte delle centrali elettriche a biomassa, oppure gli impianti di produzione di biogas, o di sua trasformazione in energia elettrica sono essenzialmente sviluppati e promossi nelle regioni dell’Italia settentrionale, mentre pochi esempi di centrali a biomasse si ritrovano nell’Italia centro-meridionale. D’altro canto le politiche regionali non aiutano lo sviluppo di nuove realtà industriali. Infatti, a fronte degli sforzi che il sistema produttivo campano persegue, l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese presenti sul territorio stenta a fatica a decollare e tutti gli interventi previsti nel Programma Operativo della Regione Campania 2007-2013 per la distribuzione delle risorse, non hanno consentito uno sviluppo capace di rafforzare l’economia locale e garantire l’apertura della Campania verso il mercato globale.
È necessario, invece, che venga posta maggiore fiducia nelle libere iniziative dei cittadini che, accertata la validità e la valenza territoriale, devono essere integrate nei programmi regionali al fine di contribuire alla nascita di nuove realtà produttive con vantaggi legati non solo allo sviluppo economico ma anche ad un riscatto sociale della nostra regione.
In quest’ottica emerge la nostra iniziativa finalizzata a promuovere la valorizzazione delle biomasse di scarto attraverso la generazione di energia elettrica e termica in una centrale di cogenerazione. Si tratta dunque di un processo produttivo che prevede la raccolta di biomasse di scarto, seguita da essiccazione a temperatura controllata e loro combustione, con produzione di fumi caldi che, alimentando una turbina, generano energia elettrica.
Gli obiettivi prefissati dalla nostra idea imprenditoriale, nel rispetto della politica energetica che l’Unione Europea ha disposto, sono:
•realizzare un vero mercato interno dell’energia con una maggiore indipendenza dei soggetti che la gestiscono e producono energia;
•accelerare il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio, agendo sullo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia;
•creare un Piano per l’efficienza energetica di impatto sul territorio;
•sostenere e sviluppare le innovazioni per uno sviluppo sostenibile.

Il modello di sviluppo energetico proposto deve risultare oltre che sostenibile, anche condiviso: le scelte imposte dall’alto non sembrano più funzionare, mentre occorre promuovere procedure in piena autonomia, di leale collaborazione tra centro e territori locali ricercando l’equilibrio tra competitività e sicurezza per l’approvvigionamento di energia.
Nell’ottica di tali aspetti, ci siamo proposti di disporre una vera e propria filiera di sistema che diventi un centro propulsivo della ricerca nel campo delle energie rinnovabili ed, in modo particolare, delle biomasse vegetali. Quindi, a partire da una prima realtà produttiva, l’obiettivo è quello di promuovere una rete delle fonti energetiche rinnovabili con una proiezione territoriale di medio-grande estensione mirata non solo allo sviluppo economico, ma anche a sostenere l’approvvigionamento di energia del sistema nazionale.
Da questo punta di vista la cogenerazione ha come obiettivo fondamentale, quello di sfruttare meglio l’energia contenuta nel combustibile, permettendo di raggiungere un risparmio fino al 30% con benefici oggettivi misurabili e quantificabili. Tale scelta rientra nelle linee strategiche dell’attività proposta che vedono nell’efficienza energetica un’opportunità per ridurre costi ed aumentare la competitività.
Tali vantaggi rientrano a pieno titolo nella politica energetica sostenibile che si trovano in sintonia con gli obiettivi dell’Unione europea del programma 20-20-20 e con le altre disposizioni comunitarie per la salvaguardia dell’ambiente.
In conclusione, le biomasse costituiscono effettivamente una importante fonte di energia alternativa ai combustibili fossili e potrebbero rappresentare una risorsa essenziale per il miglioramento ambientale e socio-economico del territorio campano. I benefici apportati da un impianto a biomassa sono molteplici, in particolare dal punto di vista ambientale, poichè le emissioni di CO2 verrebbero compensate dall’assorbimento della stessa dalla biomassa in crescita, dando alla fine del ciclo di vita della biomassa un bilancio nullo in una scala di tempi molto breve rispetto ai combustibili fossili. L’iniziativa che vorremmo proporre potrebbe, inoltre, favorire il ripristino e la valorizzazione di suoli abbandonati, una migliore e responsabile manutenzione dei boschi e del verde urbano, lo sfruttamento di risorse che attualmente sono considerati rifiuti, con notevoli benefici per l’ambiente, oltre a favorire, nelle diverse fasi del ciclo produttivo, la creazione di nuovi posti di lavoro, favorendo anche la ripresa dei settori agricolo e forestale.

Da quanto detto, sintetizziamo i principali vantaggi legati all’impiego di un impianto cogenerativo, essi sono:
•minor consumo di energia grazie alla maggiore efficienza del sistema;
•minori emissioni in atmosfera di gas climalteranti ed altre sostanze inquinanti;
•riduzione delle perdite per trasmissione;
•possibilità di diminuire i rischi di interruzione del servizio.

Inoltre ancora si evince che la soluzione della cogenerazione, una volta valutata attentamente con un’analisi dettagliata delle utenze è sicuramente fattibile e compatibile con l’ambiente. Quindi la convenienza tecnico-economica per realizzare un simile impianto è strettamente legata all’analisi specifica dei carichi elettrici, termici e frigoriferi. Concludiamo asserendo, che tale analisi, rende l’applicazione di un sistema cogenerativo, non generalizzabile, ma bensì la scelta opportuna della tecnologia, della taglia e della modalità di gestione dell’impianto deve essere valutata secondo la propria finalità.

Dott. Mag. le Chimico Ind. le Maria dell’Arco Passaro
Dott. Chimico Ind. le Ilaria Vitiello
Dott. Chimico Ind. le Francesco Mattia Passaro

fonte:
Scritto da Maria Dell’Arco Passaro on 12 Febbraio 2015. Postato in Succede a Napoli
QdN Qualcosa di Napoli – Testata giornalistica onlineBiomassa