La follia del denaro. Intervista a Vittorino Andreoli

Fonte intervista Blog di Pierluigi Mele

VITTORINO.jpgProfessor Andreoli, alcuni osservatori ci presentano come un “Paese malato”, infelice per mille motivi. Il Censis, recentemente, ha descritto la realtà italiana come una “società senza desiderio”, i Vescovi parlano di “disastro antropologico”. Insomma non siamo messi bene. Quale idea si è fatta della situazione italiana?

Come lei sa uno psichiatra ha il compito di fare diagnosi e, se si può, di trovare la causa o le cause. Io credo che la denuncia che viene fatta da molte parti abbia un grande responsabile, un personaggio sconvolgente che si chiama denaro. Perché credo che, forse per la prima volta nella storia, il denaro è diventata la misura , non solo per valutare gli oggetti, ma è diventata anche la misura per l’uomo. L’uomo è stato ridotto a denaro e quindi tutto quello che sapeva di umano, tutto quello che si legava alla grande civiltà greca da cui noi partiamo, è finito perché la logica che muove il mondo, che muove le persone è il denaro e questo ovviamente modifica non solo gli stili di vita, ma, come ho cercato di spiegare nel mio ultimo libro (Il denaro in testa ndr), è anche causa di grave patologia.

In questi giorni le cronache hanno portato alla ribalta un binomio antico: quello tra potere e denaro. Una volontà di potenza devastante per la società. Ragazze disposte a tutto per il denaro. Così, come Lei diceva, il denaro diventa misura di tutte le cose. Siamo a questo punto?

Credo di si, anche se non voglio negare che ci sia una parte della società, quella che non si vede, quella fatta dai “nessuno”, che sono oscurati, appunto, dal potere e da ogni forma del potere, pur non negando questo, è fuori dubbio che il denaro ha corrotto l’etica, ha corrotto la morale. Vede il principio fondamentale dell’etica è che alcune cose bisogna farle sempre e altre non bisogna farle mai. Oggi questo principio non vale perché esiste quella che noi chiamiamo l’etica della circostanza. Per cui tutto si può fare a seconda del denaro che si ha e quindi in rapporto solo alla quantità di denaro che si può usare per cambiare comportamenti, per corrompere, appunto, l’etica. Questa è la cosiddetta etica della quantità. Ci sono persone che rifiutano certi comportamenti, quindi resistono a certi livelli di corruzione ma se si alza il prezzo finiscono per modificare anch’essi il costume, perdere la coerenza. Quindi questa è una società che è guidata esclusivamente dal denaro.

Nella storia il denaro è stato nella storia un mezzo per fare affari, per favorire i commerci, ma adesso è diventato un simbolo, ha occupato la nostra mente, perché ormai ha “riempito la nostra testa”, quindi è vero siamo a questo punto. Soprattutto perché mai come in questo momento abbiamo visto cosa può fare il denaro: può comprare le leggi, può permettere di avere la bellezza, di poter disporre le ragazze, basta pagarle. Insomma si può fare tutto, si può comprare tutto. Questa è una situazione che spaventa. Se poi guardiamo al potere degli economisti, e a quelli che si dedicano alla finanza, ormai sono i veri grandi sacerdoti. Quelli si occupano solo alla strategia del denaro, hanno sostituito la logica del denaro alla logica dell’umanesimo.

Un’altra accoppiata è emersa, in questi fatti, quello tra “denaro e stupidità”. Una bulimia senza limiti, ostentata in faccia a tutti, volgare. Insomma siamo circondati dalla volgarità camuffata per gioia di vivere?

La stupidità oggi è allarmante. Vede la stupidità è proporzionata al ruolo della cultura. In questo momento la cultura non esiste, anche la cultura storica sta per essere distrutta, perché se lei guarda al potere, trova delle persone che non sanno nemmeno che cos’è la cultura. Allora se la cultura non serve per diventare potenti, la cultura è inutile. Lei può trovare persone ad altissimi livelli di potere che sono di una stupidità, di una ignoranza spaventose. Quindi non esiste più il valore della cultura, della religione, il valore del passato ma ha valore solo ciò che produce denaro.

In questo quadro quello che emerge è una visione dell’”uomo ad una dimensione” , preso dalla follia del denaro. Tutto viene ridotto a strumento di guadagno. E i sentimenti che fine hanno fatto?

Questa è una domanda molto interessante. Abbiamo già accennato che i legami propri della sessualità sono mercenari. Ma questo oggi non rimanda alla prostituzione, cioè alle persone che affittano il proprio corpo per trarne vantaggio (donne e uomini non c’è differenza), qui c’è la prostituzione del pensiero. C’è la prostituzione delle idee, al cui confronto la prostituzione del corpo appare una cosa di minore rilievo. Quindi è proprio una condizione dell’uomo ad una dimensione, perché non esiste più nulla al di là di questo, tutto ciò che non è denaro e che non è potere, è inutile perché ciò che conta è aver potere e, come si può vedere, il potente, i potenti possono fare quello che vogliono. C’è anche la doppia morale, con la differenza che Nietzsche l’aveva descritta nel suo sistema filosofico, oggi è realizzata. Ci sono i “superuomini “ che fanno le leggi che non valgono per se stessi ma per gli altri, per i succubi. Veniamo ai sentimenti. Il potere ha bisogno dell’altro per sentirsi forte, per dominarlo, per soggiogarlo, mentre l’uomo dell’umanesimo ha bisogno dell’altro per vivere, per trovare la sicurezza, per costituire uno scambio di interessi, d’amore, il potere non sa amare sa solo soggiogare.

Come si fa a relativizzare il denaro?

Io sono un pessimista attivo, sono un pessimista che però corre dalla mattina alla sera per cercare di fare quel poco che un uomo può fare soprattutto un uomo su un altro uomo perché ogni giorno mi occupo di persone di persone che stanno male, ma non mi chiama nessuno per andare, invece che nella clinica, in certi palazzi dove ci sarebbe bisogno dello psichiatra. Quindi io sono un pessimista attivo.

Però spero nei giovani, perché, per esempio, è nato un piccolo movimento quello del “minimalismo”. E’ veramente una cosa straordinaria. Cioè dei giovani che avendo scoperto che l’80% dello stipendio va per l’inutile, hanno deciso di vivere con l’essenziale e quindi di ridurre anche la necessità di dover dipendere dagli altri, di ritornare ad una sorta di essenzialità, che sarebbe un sistema, se si moltiplicasse, che rende l’inutile veramente inutile.

Professor Andreoli, se questo è il quadro, da dove ricominciare, dal suo punto di vista di psichiatra, per invertire la rotta? Lei parla di una “società per la mente”, cosa significa?

Detto in maniera gentile: non se ne può più degli economisti, ma la verità è questa. Non si può lasciare la società in mano agli economisti e a chi si occupa di finanza ma, occorre, come aveva fatto Platone che aveva messo a capo della Repubblica i Filosofi, che ci sia qualcuno che dica quali sono i bisogni dell’uomo, dell’umanesimo. Quali sono questi bisogni? L’uomo ha bisogno di sicurezza, di non stare solo, ha bisogno di vedere la sua esistenza prolungata nei figli, in chi ha qualcosa di lui nel volto, ha bisogno di vivere in una famiglia ”allargata” , che è la società, dove , appunto, sentirsi solidale con gli altri e sostenuto (la cooperazione); l’uomo ha bisogno di essere gratificato, di serenità e gioia, di sentirsi utile, di pregare, di uguaglianza, di giocare, per non perdere quel bambino che è dentro di lui. Ecco questi sono i principi a cui bisogna che la società si rivolga. Nessuno di questi bisogni, di questi principi ha necessità del denaro (è un progetto difficile ma se si è ottimisti ci si può credere). Il denaro deve ritornare ad essere uno strumento per la vita della società, da non demonizzare, ma non il principio dei principi della vita umana.

 

 

 

Confini

di Pierluigi Mele

 

 

RAI NEWS

 

 

 

La follia del denaro. Intervista a Vittorino Andreoliultima modifica: 2012-09-14T08:59:57+02:00da lab51
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