Le proposte dell’Agenzia Laboratorio 51: comitati di distretto e sportelli impresa per far ripartire l’economia post#coronavirus

Mentre il mondo continua a combattere per far fronte alla pandemia, proviamo ad immaginare lo scenario post epidemia in Italia e in particolare in Campania. Il collasso delle aziende del nord comporterà una serie di ricadute sul tessuto imprenditoriale del sud Italia.

acquistiA questo si aggiunge una serie di complicazioni finanziarie per le attività commerciali, le partite iva e gli studi professionali. Sicuramente non basteranno le agevolazioni fiscali del governo dopo l’epidemia. La produzione industriale del sud ripartirà ma i problemi principali riguarderanno la domanda di merci, dato che molte di queste aziende fanno parte di filiera produttiva di grandi gruppi che a loro volta inizieranno a calare la loro produttività per far fronte alle misure anti-coronavirus. La ripresa, quindi, sarà certamente lenta e legata a diversi fattori difficili da prevedere. Tra i settori che tenteranno per primi la ripresa c’è quello dell’auto, ma anche in questo caso la prospettiva di riattivazione saranno lente.

targetCredo pertanto che questa dolorosa quanto impegnativa situazione possa comunque costituire una straordinaria occasione per metterci tutti davvero alla prova. E se parliamo di interventi governativi, in primo luogo a sostegno di imprese e attività produttive, al fine di evitare per quanto possibile le conseguenze più negative di quella recessione che sembra profilarsi all’orizzonte, dobbiamo anzitutto auspicare che incentivi e sgravi fiscali, contributi e politiche attive vengano indirizzati in maniera efficace, a partire dall’adeguata individuazione dei loro destinatari. Pensiamo al mondo del lavoro autonomo, e soprattutto a quello delle professioni non ordinamentali, oggi investito dalle conseguenze dell’epidemia da coronavirus al pari, se non addirittura più, di altri settori produttivi.

perchè acquistareQuesta però può essere anche l’occasione per ripensare allo sviluppo regionale e locale in modo diverso da come è stato fatto finora. Non più cioè in termini di uno sviluppo calato dall’alto attraverso la negoziazione delle risorse fra Stato e regioni, ma come uno sviluppo che parta dal basso, puntando sulle forze vive dell’economia e della società civile. E’ in altri termini ai modelli di crescita endogena che conviene guardare, in particolare ai distretti industriali, i principali esempi di successo dello sviluppo territoriale italiano. Ma naturalmente vi dobbiamo guardare con occhio critico. Anche i distretti stanno infatti subendo i contraccolpi della crisi, dopo aver pagato le conseguenze della globalizzazione, che li ha resi più vulnerabili esponendoli alla concorrenza dei Paesi emergenti.

imagesAdesso ci troviamo di fronte a una svolta storica, che impone la necessità di guardare alla realtà in modo disincantato e coraggioso. Lo sviluppo territoriale non può prescindere dal modello distrettuale, che costituisce un punto fermo delle più positive esperienze di crescita nel nostro Paese. Ma questo modello va innervato attraverso altre esperienze di coesione sociale, che hanno ormai una loro storia alle spalle e meritano di essere prese in considerazione. Occorre cioè guardare a quelle organizzazioni della società civile, cooperative e imprese sociali che, anche dal punto di vista occupazionale, saranno le prime ad espandersi. Saranno queste nuove imprese (molte già esistenti) strutturate su un modello di business orientate alla valorizzazione dei territori, che, per continuare ad essere una fonte di crescita, benessere e aggregazione, devono per forza puntare alla piena integrazione delle risorse che ne fanno parte. Questo significa non solo focalizzarsi sulle eccellenze e sui punti di forza del territorio, ma anche avere un obiettivo di inclusione per tutte le persone che lo vivono. In altre parole occorre guardare al territorio in un’ottica di bene comune.

imagesPer realizzare questo modello, in primo luogo è necessaria una governance sociale del territorio condivisa tra le forze economiche e sociali più vive presenti in loco. Già adesso in molte realtà distrettuali d’Italia sono presenti i comitati di distretto, che hanno compiti di programmazione strategica e di dialogo con gli enti pubblici. Tutto questo implica una vera governance territoriale, sia progetti specifici, come, ad esempio, la costituzione di sportelli rivolti alle piccole imprese, centri d’informazione, in grado di coordinare iniziative per la tutela ambientale e la valorizzazione del territorio, la gestione di determinati servizi, la consulenza di marketing, la formazione presso le imprese, l’implementazione di accordi di rete di imprese. Non si tratta di novità assolute, queste iniziative già esistono, ma meriterebbero una maggiore diffusione e una loro istituzionalizzazione, in modo da alimentare e rendere più profondi i legami tra le imprese e la società civile.

imagesPer i piccoli comuni l’ideale sarebbe istituire uno strumento unico in grado di “traghettare” i piccoli imprenditori verso una rinascita economica; uno “sportello impresa” per erogare un servizio di  consulenza marketing. Immaginiamo una serie di sportelli comunali che si interfacciano con un comitato tecnico nazionale che gestisca questa delicata fase. L’obiettivo dello sportello-impresa è di promuovere la ricerca e sviluppo tecnologico per favorire la nascita di nuove realtà imprenditoriali; promuovere e valorizzare il territorio di riferimento; assistere le imprese nei percorsi di riqualificazione e promuovere percorsi di formazione professionale. Un aiuto concreto, un sostegno ai piccoli imprenditori che in questo momento storico si sentono smarriti, impotenti di fronte allo scenario futuro economico dei propri territori. 

Antonio Mautone – Presidente Agenzia di Sviluppo Territoriale Laboratorio 51                      Account Manager www. novaimprese.it      

Le proposte dell’Agenzia Laboratorio 51: comitati di distretto e sportelli impresa per far ripartire l’economia post#coronavirusultima modifica: 2020-03-20T20:00:06+01:00da lab51
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