Il volontariato ai tempi della crisi

volontariato1_thumbnail.jpgSui tempi che viviamo si sono consumati fiumi di parole ed è indubbio che, per la portata della crisi e di tutti i suoi risvolti, ciascuno di noi si senta coinvolto nel quotidiano dagli effetti negativi della condizione economica.

Personalmente credo che la situazione sia grave soprattutto perché la crisi economica non è altro che una conseguenza del decadimento etico-morale della società; in questa riflessioni non è sicuramente mio interesse analizzare i motivi e le cause che hanno condotto a tale particolare situazione, bensì offrire uno spunto di riflessione su alcune pratiche o modi d’essere che potrebbero rappresentare delle vie di rinascita. La decadenza valoriale non nasce oggi e nemmeno pochi anni fa, ma viene fuori da un processo (o un progetto?) che ha progressivamente eroso e minato i principi fondamentali sui quali l’uomo per millenni aveva vissuto pur tra mille difficoltà e differenze culturali. Il primato dell’illuminismo individualista e tutto quel che ne consegue ha distrutto molte delle cose e dei riferimenti valoriali che avevano consentito all’uomo di formarsi nel corso della vita per affrontarla tra le mille e più difficoltà quotidiane.

L’uomo smarrito, privo di senso, autoconvintosi che Dio più che morto in realtà preferisce pensare ad altro ( in questo modo alimenta ancor di più il proprio egoismo ), si trascina ogni giorno per cercare di trovare un lavoro, ma soprattutto per fuggire dalla noia.

I giovani sono inoltre costantemente, rispondendo anche alla loro natura, in cerca di qualcosa, di un senso, di valori, di un’emozione diversa capace di colmare le proprie vite. Il volontariato può offrire una mappa per ritrovare la rotta e ridisegnare una costellazione di senso capace di sorreggerci.

Prima di ogni cosa il volontariato ci pone in relazione con l’altro e ci riapre ad una dimensione alternativa rispetto a quella che ogni giorno è propinata da una sciagurata gestione della stragrande maggioranza dei media: ovvero la comunità. Siamo unici, ma non siamo soli e per questo è importante capire che in una qualche misura dipendiamo sempre da un altro. In fondo avviene sin dal concepimento: non ci siamo scelti, ma siamo il frutto dell’incontro dei nostri genitori.

La riapertura alla comunità rappresenta poi un messaggio di speranza: attraverso l’esperienza del volontariato possiamo capire che una flebile speranza c’è sempre, che nulla è vano del tutto. Infatti capiamo che, oltre lo schermo televisivo e mediatico ed i suoi messaggi tesi a promuovere esattamente l’opposto, c’è la realtà, la quale ci ricorda dell’esistenza di un altro, di un volontario che rompe l’ideologia dominante e dedica una parte del suo tempo ad aiutare gli altri. E questo rappresenta una speranza non solo per chi riceve il supporto, ma anche per il volontario che si rende conto di non essere l’unico ad impegnarsi e soprattutto prende coscienza del fatto che ci sarà sempre qualcuno disponibile nel caso anch’egli dovesse avere bisogno di aiuto.

Il volontariato è anche formazione: la crescita e la diffusione dell’associazionismo (quello serio) ha contribuito non solo a creare nuove professioni, ma essendo i volontari in numerose e diverse attività hanno l’opportunità di diventare padroni di best practices e competenze ed in ultima analisi contribuiscono ad acquisire metodi di lavoro. È quindi anche un’opportunità di crescita professionale.

Si può quindi affermare che il volontariato ai tempi della crisi è un’esperienza di vita che può riavvicinare le persone ad uno spirito di comunità e condivisione contribuendo a lanciare un appiglio per risollevarci dalle sabbie mobili.

Pasquale Antonio Riccio
cel: +39 3393513740
Il volontariato ai tempi della crisiultima modifica: 2012-06-25T08:27:00+02:00da lab51
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